{mosimage}Banda fermata grazie alla denuncia di un commerciante Tassi compresi tra il 60 e il 500% l’anno, 120 le vittime
BARI – Prestavano piccole somme di danaro a tassi usurai a chi non poteva fare la spesa in macelleria, oppure a chi non era in grado di acquistare scarpe griffate per la propria figlia adolescente o a chi doveva organizzare il matrimonio per il figlio. I tassi di interesse erano compre si tra il 60 e il 500%. Sette presunti usurai sono stati arrestati a Bari dalla squadra mobile: l’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del tribunale di Bari, Anna Polemio su richiesta della pm antimafia Eugenia Pontassuglia. Agli arrestati vengono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata all’usura e all’estorsione. Altre tre persone, tra le quali un funzionario di banca, sono indagati per concorso in usura.
I fatti contestati fanno riferimento al 2008. In dieci mesi – è stato accertato dal dirigente della squadra mobile di Bari – le vittime degli usurai sono state 150.
IL PESTAGGIO – Secondo gli investigatori, veniva picchiato selvaggiamente, anche per strada, chi non era in grado di onorare il debito contratto con la banda di usurai. La polizia è in possesso di filmati che riprendono i pestaggi delle vittime che non tentavano neppure di difendersi quando si trovavano accerchiate dagli usurai a cui dovevano talvolta poche centinaia di euro, somme che sicuramente non avevano. Le indagini – a quanto si è appreso – hanno accertato che prima di concedere il prestito gli usurai conducevano una istruttoria: per ottenere il danaro bisognava essere presentati da un garante, non bisognava avere parenti nelle forze di polizia, tra le guardie giurate o tra i dipendenti del ministero della giustizia. Inoltre, chi era già sotto usura e presentava agli usurai nuovi clienti era obbligato a dare garanzie per far ottenere il prestito. Grazie alla complicità di un funzionario di banca, gli usurai riuscivano a conoscere la situazione patrimoniale delle vittime e in base al conto in banca e alle proprietà a loro intestate decidevano se concedere il prestito.
Fonte: www.corriere.it