{mosimage}Circa duemila sostenitori dell'ex premier in esilio hanno lasciato il palazzo del governo
"Evitiamo altre perdite di vite umane": ieri negli scontri almeno due vittime
BANGKOK – Dopo due giorni di guerra civile a Bangkok, le "camicie rosse" fedeli all'ex premier thailandese Thaksin Shinawatra si sono arrese di fronte alla minaccia di un blitz militare: i leader della protesta antigovernativa hanno ordinato alla folla di manifestanti che occupava dall'alba l'area intorno al palazzo del governo nella capitale di disperdersi per evitare un massacro. E si sono "consegnati" alla polizia: tre di loro sono stati incriminati e sono stati emessi mandati di arresto per lo stesso Shinawatra, ora in esilio, oltre a 13 suoi fedeli, per i disordini che hanno sconvolto il paese nelle ultime settimane. Le accuse sono di turbamento dell'ordine pubblico e di organizzazione di manifestazioni illegali, reati perseguiti con pene massime rispettivamente di sette e tre anni.
"Per tutta la notte ci siamo confrontati" ha detto Prateep Ungsongtham Hata, una dei leader della protesta, "e abbiamo deciso di disperdere la manifestazione per il momento. Lo facciamo per evitare la perdita di vite umane. I nostri sono davvero pronti alla lotta e al sacrificio e per questo vogliamo scongiurare una catastrofe".
Circa duemila manifestanti si erano asserragliati durante la notte nel palazzo del governo, circondati dai blindati dell'esercito e da centinaia di soldati in assetto antisommossa, all'indomani di una giornata di scontri e violenze che ha fatto almeno due morti e 113 feriti. I manifestanti antigovernativi, che chiedono le dimissioni del primo ministro Abhisit Vejjajiva e l'indizione di elezioni anticipate, hanno sfidato l'esercito, dando vita a pesanti disordini. Thaksin, sul cui capo pende già una condanna a due anni per corruzione, si trova all'estero, ma ha detto che potrebbe tornare in patria se continueranno le repressioni contro i suoi sostenitori.
Fonte: www.repubblica.it
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