{mosimage}Il presidente della Repubblica commemora la figura di Marco Biagi
"Necessario uno sforzo comune per dare maturità alla nostra vita democratica"
MODENA – "Marco Biagi pagò anche la faziosità di qualcuno". Da Modena, dove si commemora la figura del giuslavorista ucciso dalle Brigate rosse il 19 marzo del 2002, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano denuncia il permanere di uno "spirito di fazione che da tempo avvelena la lotta politica e sociale del nostro paese".
Quello "spirito di fazione", continua il capo dello Stato, "impedisce ogni riconoscimento obiettivo del valore di ricerche e di proposte come quelle che furono portate avanti" dal professore. Invece, ha aggiunto, "sarebbe necessario uno sforzo comune per dare quel senso di maturità della nostra vita democratica che da troppo tempo si attende".
Insiste il presidente della Repubblica: "Serve la consapevolezza dell'esigenza di uscire da logiche puramente difensive, di non farsi guidare da vecchi riflessi di arroccamento attorno a visioni e conquiste del passato, rispetto a mutamenti obiettivi innegabili e a scelte ineludibili di riequilibrio e rinnovamento nel sistema delle garanzie e delle tutele, a favore, soprattutto dei meno protetti".
Napolitano ha apprezzato la decisione di ricordare Biagi non solo come vittima ma attraverso l'impegno sociale che ha espresso e che ne ha fatto, come altri, un bersaglio preciso per "l'estremismo politico e ideologico, sfociato nel terrorismo, che considerava uno scandalo intollerabile" che uomini di valore potessero mettersi al servizio dello Stato democratico.
Già l'anno scorso – ha ricordato Napolitano – "sottolineai l'esigenza che tutti gli uomini cui è dedicato il Giorno della memoria siano ricordati non solo come vittime ma come persone che hanno vissuto, hanno avuto i loro affetti, il loro lavoro, il loro posto nella società prima di cadere per mano criminale". Anche per Biagi "fu quell'impegno che il terrorismo nelle Brigate rosse volle colpire".
In questo ricordo Napolitano ha accomunato quello di Ezio Tarantelli, Massimo D'Antona e altri "che si sono esposti generosamente sul fronte dell'elaborazione di nuove politiche del lavoro". Il tentativo delle Brigate rosse di troncare la loro battaglia, ha concluso il presidente della Repubblica, "è fallito perché altri hanno raccolto il testimone".
Fonte: www.repubblica.it
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