{mosimage}Coinvolti 7 governi. Nel piano si parla di piattaforme comuni e vendite garantite a Opel in Asia e Sudamerica
TORINO – Prendere o lasciare. E' una lettera di intenti, appena due pagine, quella che la Fiat recapiterà questa mattina al governo di Angela Merkel per rilevare la Opel. Un vero e proprio lodo col quale Sergio Marchionne mette gli interlocutori tedeschi di fronte all'alternativa tra l'ingresso in un gruppo mondiale da 6 milioni di auto all'anno o un'altra scelta di cui si sa ancora poco. "Quello che noi possiamo offrire a Opel è molto" ha dichiarato ieri l'ad del Lingotto. E questo "molto" è contenuto nella enorme mole montagna di documenti che, tradotti in diversi "scenari", sono stati al centro dei numerosi colloqui delle ultime due settimane.
Il governo di Berlino si aspetta altre due offerte, quella dell'austro-canadese Magna in collaborazione con i russi della Gaz dell'oligarca Deripaska, e quella del fondo di private equity Ripplewood dietro il quale ci sarebbe un non meglio identificato gruppo industriale. Tutto lascia intendere che l'attenzione è concentrata sull'offerta dei torinesi, anche se permangono ancora resistenze e non solo sul fronte sindacale. "In dicembre la Merkel aveva promesso che non avrebbe permesso il fallimento della Opel, noi siamo in grado di fare in modo che possa mantenere la promessa" è stato il commento di un esponente Fiat a conoscenza del dossier.
Come? Nella lettera di intenti di fatto c'è soltanto la "filosofia" dell'offerta Fiat, ovvero le ragioni in base alle quali l'azienda torinese ritiene di potersi candidare alla guida di una Opel che oggi è pericolosamente affacciata sull'abisso del fallimento. Se Berlino dirà di sì allora si potrà andare avanti verso la creazione di un grande pool di cui faranno parte Fiat, Chrysler e Opel. A giudicare dagli umori del Lingotto, negli ultimi giorni, Marchionne avrebbe lavorato e con successo a spianare la strada, superando il fuoco di sbarramento dei governatori dei lander nei quali sono presente impianti Opel e affrontando infine il capo dei sindacati Ig Metal Berthold Huber.
Il piano che seguirà alla lettera, ma che le autorità tedesche conoscono già, di fatto ridisegna la struttura di Fiat, Opel e Chrysler, partendo dalla premessa, ricordata ancora ieri da Marchionne in un'intervista a Bloomberg, della sovracapacità produttiva in Europa e negli Usa. "In questo contesto dobbiamo agire da europei" ha sottolineato. Che cosa vuol dire? Significa che le aziende devono ammettere la necessità di una loro ristrutturazione attraverso un processo che interesserà tutti e al quale non potranno essere estranei i governi chiamati a mettere mano al portafoglio.
L'ad del Lingotto ha indicato in 7 miliardi di euro gli aiuti finanziari di cui la Opel ha bisogno e che dovrebbero essere garantiti dai governi europei interessati a questa partita. Ciò significa che non soltanto la Germania dovrà rispondere a questa chiamata ma anche il Belgio, la Spagna, l'Austria, l'Inghilterra e la Svezia. E naturalmente l'Italia che sinora si è tenuta fuori dal gioco. Secondo Marchionne, infatti, le operazioni che dovranno accompagnare la nascita del nuovo gruppo dell'auto "avranno bisogno di prestiti-ponte" dopodiché "noi completeremo i numeri". Questo intendeva dire quando qualche settimana fa ha parlato di "intervento strutturato dei governi a livello europeo". E questo ripropone nell'offerta di oggi al governo tedesco.
Ma non è tutto qui. Nelle ultime ore l'ad della Fiat ha fatto di più. Ancora ieri ha cercato di eliminare le ultime sacche di scetticismo, spiegando che la Fiat è in grado di assicurare alla Opel importanti asset che valgono più dei soldi. "Possiamo offrire numerosi asset che producono liquidità, il che è come o addirittura meglio che offrire contanti" ha mandato loro a dire tramite Bloomberg. "I soldi finiscono mentre le attività che producono soldi non finiscono". Come dire possiamo insegnare a pescare piuttosto che dare i pesci. Quali sono questi asset? Nei documenti che Fiat produrrà si parla di motori di ultima generazione, piattaforme comuni, tecnologie e anche una rete commerciale laddove oggi Opel non è presente, tra Sudamerica e Asia.
L'offerta di Fiat è questa. Il finanziamento-ponte delle banche tedesche per evitare il fallimento immediato sarebbe stato già acquisito. Naturalmente si attende anche il via della casa madre Gm di Detroit. Dove ieri sera è arrivato Alfredo Altavilla, collaboratore numero uno di Marchionne in questa partita-doppia sulle due sponde dell'Atlantico.
Fonte: www.repubblica.it