{mosimage}Fini: "Auspico risorse congrue". Schifani: "Il modello è il Friuli" Cialente: "Il rischio è di finire la ricostruzione nel 2034"
L'AQUILA – Alla fine, dice lui, "il presidente Berlusconi se la dovrà pur prendere, la responsabilità di dire agli italiani e agli aquilani che per ricostruire davvero questa città c'è una sola strada: ci vuole una tassa di scopo". Tutto il resto, dice il sindaco del capoluogo abruzzese devastato dal sisma del 6 aprile, Massimo Cialente, "è solo una presa in giro con cui finiremo di costruire nel 2034".
Non ci crede, alle promesse senza copertura finanziaria: "Lo chiedo al governo – dice – e se non è in grado intervenga il parlamento: ci diano una mano a fare subito cassa. Nel decreto del 28 aprile i soldi per ricostruire l'Aquila non ci sono; e siccome lo sappiamo tutti che lo Stato non li ha, l'unica via è fare quello che il Paese fece nel '94 per l'alluvione del Piemonte. Si può fare un'una tantum, magari una tassa da restituire nel tempo. Lo so che mettere le mani in tasca agli italiani è difficile e impopolare, ma sono convinto che il Paese sia pronto". Cialente oggi sarà a Roma, per chiedere in commissione al Senato una "modifica radicale" del decreto che "taglia fuori gli enti locali". Non è solo questione di denaro e poteri pubblici: "Quel decreto – dice – rischia di generare una colossale speculazione immobiliare. Il ruolo di Fintecna è sempre più oscuro, e non vado oltre. Rilevando gli immobili diventerà il primo azionista del Comune".
A un mese dalla notte che ha devastato l'Aquila, il clima è sempre pesante. Per fortuna c'è Alice: è venuta al mondo mentre il mondo piangeva i morti del terremoto, proprio durante i funerali, e ieri era un'ancora e un appiglio, in braccio alla mamma sotto le grandi arcate in legno del consiglio regionale riunito "per commemorare e ricordare". "Alice è il simbolo della speranza e del futuro", sorride il presidente della Camera, Gianfranco Fini, invitato alla seduta solenne con i rappresentati degli enti locali e una parata di autorità. Stefania Pezzopane, presidente della Provincia, non trattiene le lacrime, ricordando "quei venti secondi in cui fuggivamo senza poter prendere le nostre cose". Ma non c'è solo il dolore. Sono trascorse "720 ore in cui la macchina dell'emergenza non si è fermata un istante", ricorda Guido Bertolaso, promettendo che "i soldi ci saranno". Fini non entra nel merito, ma auspica siano "risorse congrue". Da parte sua il presidente della Camera Renato Schifani auspica per "per la ricostruzione dell'Abruzzo si segua il modello Friuli".
Fonte: www.repubblica.it