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La Russa: «In Afghanistan i Tornado possono sparare»

10 de agosto de 2009 - Por Comunità Italiana

{mosimage}Il ministro: «Chiedo ai magistrati di sbloccare i blindati Lince»

 

ROMA — «Rivolgo un ap­pello ai magistrati affinché il tempo di sequestro dei blinda­ti 'Lince' sia ridotto al mini­mo », dice Ignazio La Russa. In un’intervista al Corriere , il ministro della Difesa affronta alcuni degli aspetti più contro­versi e delicati della missione militare in Afghanistan, della quale i sigilli giudiziari ai mez­zi italiani danneggiati dalle bombe talebane sono un indi­ce. Fino a che punto si può far finta che una missione chia­mata «di pace» non sia in un territorio di guerra? A quali norme devono essere sottopo­sti i nostri militari? Quanti ri­belli sono stati uccisi dai sol­dati italiani? Tra il codice mili­tare di pace applicato attual­mente e quello militare di guerra che venne impiegato in Iraq, il ministro del Popolo della libertà indica una terza strada: «Serve un codice per le missioni internazionali sul quale è possibilissima un’inte­sa con l’opposizione».

I capi del parco macchine del contingente italiano in Afghanistan hanno detto al nostro inviato Lorenzo Cre­monesi che a undici Lince colpiti dai ribelli sono stati messi sigilli giudiziari: per renderli «a disposizione» della Procura di Roma tenu­ta a indagare. Ministro, con­ferma?
«Sì. Non ho il numero esat­to, ma l’articolo è corretto. Dal governo Prodi in poi, tran­ne la parentesi dell’Iraq, il co­dice che si applica non è quel­lo militare di guerra, bensì il codice militare di pace. Se ci sono morti e feriti è come se questo avvenisse in una nor­male esercitazione. Tant’è che stiamo correndo ai ripari».

Verso dove?
«Io non me la sentivo di ap­poggiare un ritorno al codice militare di guerra. Alcuni del Pdl, con un emendamento, me lo chiedevano. Ho detto: lasciate stare, si creano più po­lemiche. Per farli desistere ho impiegato un argomento: nel­le commissioni Difesa del Par­lamento è possibilissima un’intesa con l’opposizione per un codice militare specifi­co per le missioni internazio­nali. Né di pace né di guerra».

Qui sta il punto. All’origi­ne dei sigilli ai Lince non è l’ambiguità in base alla qua­le, per farla apparire nei limi­ti dell’articolo 11 della Costi­tuzione, la missione italiana viene presentata come pacifi­ca mentre agisce in quella che gli alleati definiscono una guerra?
«Non è tanto per l’ambigui­tà. E’ per la scelta fatta dal Par­lamento di applicare il codice militare di pace. So che il mio predecessore al ministero, Ar­turo Parisi, l’ha subita, come l’ho subita io. Ma la rispetto, come va rispettata la Costitu­zione. Per questo stiamo pre­disponendo il nuovo codice».

Per vararlo non serve una legge costituzionale?
«Se ne discuterà in Parla­mento. Vi sono fautori di en­trambe le tesi».

Nel frattempo i Lince?
«Rivolgo un appello ai ma­gistrati affinché il tempo di se­questro dei Lince sia ridotto al minimo. Per la specificità della missione, e perché an­che i blindati rotti ci servo­no » .

A che cosa?
«Per i pezzi di ricambio. Questi Lince continuano a sal­vare le vite di molti soldati. Anche sabato una bomba ne ha fatto saltare uno, ma nessu­no è rimasto ferito. Forse i ma­gistrati pensano che il mezzo, molto danneggiato, possa sta­re sotto sequestro senza pro­blemi. Invece da lì si prende­rebbero i pezzi di ricambio per gli altri mezzi».

Non ne avete?
«Non portiamo tutti i ri­cambi in Afghanistan perché, statisticamente, sono i Lince usurati o danneggiati a fornir­li. E non c’entrano i fondi».

Se viene ucciso un milita­re italiano, la Difesa lo di­chiara: dal 2001 in Afghani­stan ne sono morti 15. Man­ca però un dato: quanti mili­ziani afghani sono stati ucci­si dai nostri soldati in scon­tri a fuoco?
«Il numero preciso non vie­ne tenuto. Non c’è una conta­bilità anche perché è difficile accertarlo. Di certo il numero degli insorti — talebani, traffi­canti di droga, tutti coloro che compiono atti ostili — è superiore alle perdite subite dai contingenti internaziona­li. E di molto».

Quelli colpiti da italiani?
«Anche per i nostri il rap­porto è di sicuro più alto. Quando i nostri sono stati co­stretti a difendersi, gli altri hanno subito perdite. Tra i contingenti siamo quelli che hanno avuto meno lutti, an­che se non per questo meno dolorosi».

I morti afghani sono di più da quanto avete tolto i ca­veat che limitavano l’impie­go dei militari in combatti­mento?
«No, la natura della missio­ne non è mai cambiata e l’uni­co caveat tolto è sull’impiego fuori dalla zona Ovest, per al­tro quasi mai utilizzato».

I cacciabombardieri Tor­nado italiani hanno già co­minciato a dare copertura aerea ai soldati, ossia a spa­rare oltre che ad avere fun­zioni di ricognizione?
«Dopo aver informato le Ca­mere, ho dato via libera ai co­mandanti. A loro valutare. Parliamo non delle bombe, che sull’aereo non portiamo neanche. Ma del cannoncino dei Tornado, simile a quello degli elicotteri Mangusta».

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Quanti Predator, aerei sen­za pilota, manderete in più?
«Per ora li raddoppiamo: al­tri due. Sarebbe bene averne di più, ma al momento abbia­mo questi. Li manderemo in­sieme con altri elicotteri».

Fonte: www.corriere.it 

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