{mosimage}Sottolineato il valore e l'attualità della Costituzione: "Ai suoi principi fondamentali è stato impresso lo spirito evolutivo"
ROMA – Su temi come il testamento biologico o il consenso ai trattamenti sanitari sono necessarie "chiare scelte legislative" perché gli aspetti in gioco non possono restare "incidentalmente sfiorati" dalla Corte Costituzionale, come è stato per la "drammatica vicenda" di Eluana Englaro. E' questo il forte richiamo del presidente della Consulta, Giovanni Maria Flick. Che in occasione dell'udienza straordinaria alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano, ha qualificato come "risposta tecnica" quella data dai giudici costituzionali sul caso Englaro.
"E' stata una risposta tecnica". Il carattere tecnico della risposta, spiega Flick, è dato dal fatto che "non sono stati ritenuti sussistenti i presupposti 'oggettivi' del conflitto" in quanto Camera e Senato "più che censurare il modo di esercizio della giurisdizione ne avevano stigmatizzato il contenuto". Tuttavia il presidente della Corte vuole "evitare fraintendimenti" e quindi rileva che, seppure "la materia sui cui si era innestato il conflitto è di altissimo risalto e tono costituzionale" (riguardando "temi come le scelte di autodeterminazione in ordine al diritto alla vita e alla salute, e il consenso ai trattamenti sanitari, la definizione di questi ultimi" etc.), la Consulta non ha però "potuto svolgere alcuna considerazione al riguardo: non per scelta elusiva, ma proprio perché 'costretta' a circoscrivere il suo sindacato negli angusti confini 'tecnici'".
"Servono leggi chiare". In definitiva, Flick auspica che queste tematiche, "proprio perché coessenziali alla visione dei diritti fondamentali", vengano definite da leggi chiare: "Perché solo con la legge – sostiene – può raggiungersi un ponderato equilibrio di valori in gioco, soprattutto di fronte alla 'esplosione' dei nuovi diritti determinata, in particolare, dalle incessanti conquiste della scienza e della tecnica".
Altrimenti si crea il "diritto giurisprudenziale". "Allo stesso modo – conclude il presidente della Consulta – solo l'enunciazione di un preciso dettato normativo è in grado di circoscrivere l'impiego di un 'diritto giurispudenziale' che altrimenti, secondo alcuni, correrebbe il rischio di spingersi oltre il limite dell'interpretazione; ma che al tempo stesso si giustifica in qualche modo con l'esigenza (fortemente avvertita dalla collettività) di non lasciare aree dell'ordinamento (specie se particolarmente 'sensibili') prive di garanzie e tutela giurisdizionale".
"Fisiologica la tensione tra poteri dello Stato". Dunque la tanto esecrata funzione di "supplenza" dei giudici, argomenta Flick, diventa necessaria in mancanza di chiare scelte da parte del legislatore. Detto questo, il presidente della Corte Costituzionale ammette che, in generale, "un certo stato di tensione tra il potere chiamato ad esercitare la funzione legislativa e l'ordine giudiziariom chiamato ad applicare le leggi è, per certi aspetti, un dato fisiologico ed ineludibile in qualsiasi democrazia moderna".
"La conversione dei dl non è una sanatoria". Flick si è anche soffermato su altri temi di rilevanza costituzionale, a cominciare da quello della conversione in legge dei decreti che, ricorda, "non può avere efficacia sanante dell'eventuale difetto dei presupposti di necessità e urgenza richiesti dalla Costituzione".
"Servono norme per un processo equo". "Il presidente della Consulta lamenta anche il fatto che sia rimasto inascoltato il monito, già lanciato dalla Corte Costituzionale, di "adottare i provvedimenti ritenuti più idonei per consentire all'ordinamento di adeguarsi alle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo che abbiano riscontrato, nei processi penali, violazioni ai principi sanciti dall'articolo 6 della Cedu", sul diritto a un processo equo.
"Creare una cultura della Costituzione". Flick ha infine lamentato il disinteresse generalizzato e la scarsa conoscenza della Carta: "Da un lato, appare sterile continuare a interrogarsi, quasi a cadenze fisse, sull'attualità della Costituzione (con il conseguente corollario di polemiche tra quanti auspicano una 'riscrittura' della Carta e quanti ritengono invece sufficiente la sua 'rilettura') ove si consideri lo spirito 'evolutivo' che, assai opportunamente, i padri costituenti impressero nei suoi principi fondamentali". "Solo creando una 'cultura' della Costituzione è possibile far sì – secondo il presidente della Corte – che la Carta, e lo spirito che essa esprime, diano vita a quello che è stato efficacemente il 'diritto Costituzionale vivente".
"Garantire agli immigrati i diritti fondamentali". Flick ricorda infine che la Repubblica non può non garantire anche agli immigrati i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione, non ci possono essere due pesi e due misure: "Al legislatore italiano è certamente consentito dettare norme che regolino, nel rispetto del canone della ragionevolezza e degli obblighi internazionali, l'ingresso e la permanenza di cittadini extracomunitari nel nostro Paese. Ma una volta che il diritto di soggiornare nel territorio nazionale non sia in discussione, non si possono discriminare gli stranieri, stabilendo nei loro confronti particolari limitazioni per il godimento dei diritti fondamentali della persona riconosciuti invece ai cittadini".
Fonte: www.repubblica.it
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